Crociata, containement e peace-keeping nella politica dei Papi verso l’Islām ottomano (secoli XIV-inizio XVIII) Con cenni al relativo dibattito storiografico
Crusade, containment and peace-keeping in the policy of the Popes towards the Ottoman Islām (14th-early 18th centuries) With notes on the relevant historiographic debate
Abstract
A long-term examination of the "crusade" and/or anti-Ottoman policy of the popes from the 14th century to the beginning of the 18th century is proposed, with particular attention to the period after 1464, with a historiographic analysis of recent contributions on the main themes debated. The distinction between the two conceptual adjectives "crusade" and "anti-Ottoman" is a necessary principle of evaluation of the policy implemented by each pontiff, which will pose the serious problem of overcoming a certain standardized idea that necessarily sees the spirit of crusade die in real-politik Renaissance.
The Ottoman problem has truly represented a fundamental keystone of the entire pontifical policy and of Christianity/Europe still in the advanced 17th century. It is not for nothing that, in recent decades, scholars have been beginning to remedy a historiographic vacuum that has lasted too long. Just to mention a few names that are famous or have conducted critical studies: Housley, Cardini, Poumarèdčeo, v, Ja Vaughan, Barbero, Pellegrini, Ricci, Formica, etc.
Una disamina di lunga durata della politica “crociata” e/o anti-ottomana dei pontefici dal XIV secolo agli inizi del XVIII, con particolare attenzione al periodo successivo al 1464, con un’analisi dei recenti apporti della storiografia sui principali nodi dibattuti. La distinzione tra i due aggettivi concettuali “crociata” e “anti-ottomana” è necessario principio di valutazione della politica attuata da ciascun pontefice, quasi sempre più legata alla personalità piuttosto che alla congerie ideale e culturale del momento. L'esame delle politiche dei pontefici porrà il serio problema del superamento di una certa standardizzata idea che vede obbligatoriamente lo spirito di crociata morire nella real-politik rinascimentale. In realtà, si potrà verificare come uomini e fatti dei secoli successivi riproporranno a momenti alterni questo spirito, sebbene in maniera radicalmente differenziata da quello medievale.
Il problema ottomano ha rappresentato veramente una fondamentale chiave di volta dell’intera politica pontificia e della Cristianità/Europa dei secoli moderni: forse per certi versi, più che nel Medioevo delle crociate “classiche”, visto che in questo caso la Cristianità aggrediva, mentre nei secoli moderni era per lo più aggredita, il che rendeva il ruolo dei papi del tutto essenziale e vitale e la loro politica al centro di tutta la storia di quei secoli, e questo ancora nel XVII avanzato. Non per niente, negli ultimi decenni, gli storici stanno iniziando a porre rimedio a un vuoto durato troppo a lungo. Solo per fare alcuni nomi celebri o che hanno condotto studi critici: Housley, Cardini, Poumarède, Jačov, Vaughan, Barbero, Pellegrini, Ricci, Formica, ecc.
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